A proposito di Leonardo
In questi giorni si è sentito tutto ed il contrario di tutto, si è passati dalla banalità che “i genitori devono usare il buon senso quando si separano” alla negazione della PAS in quanto (saranno felici i detrattori della sindrome d’alienazione parentale) tale sindrome non rientrerà nel DSM V.
Come se bastasse una definizione, un nome, un’etichetta per rendere reale lo scempio che certi genitori fanno dei loro figli.
Chi lavora quotidianamente nell’ambito dei conflitti familiari, sia giudiziari che extragiudiziari, sa bene quanti siano i figli sottoposti a questo maltrattamento (perché di vero e proprio maltrattamento si tratta), sia che si chiami sindrome, sia che si chiami disturbo relazionale, sia che non si chiami affatto.
Una cosa è certa, al di là di tutte le speculazioni teoriche, che, se anche sindrome non fosse, sindrome provoca; i figli vittime di alienazione saranno inesorabilmente delle persone con problemi affettivi e relazionali, perché costretti a rinunciare ad un genitore che sono convinti di eliminare dalla loro vita perché colpevole di chissà quali mancanze, ma che si renderanno conto, in futuro, di avere rifiutato senza motivo alcuno, perché sottilmente e subdolamente indotti dal genitore con cui hanno vissuto.
Non è questa la sede per parlare dell’alienazione parentale che comunque esiste, a dispetto di qualsiasi definizione, e che è qualcosa di diverso e di molto più devastante del condizionamento al quale più o meno tutti i figli di genitori separati sono sottoposti dal cosiddetto “genitore collocatario”.
Basterebbe che i genitori “collocatari” fossero entrambi, in ottemperanza alla legge sull’affido condiviso, per evitare la devastante manipolazione alla quale vengono sottoposti i figli contesi.
Ma è proprio di alienazione che si può parlare, almeno secondo quanto emerso, a proposito di Leonardo, costretto dalla madre a non vedere più il padre, addirittura a temerlo perché convinto che il padre fosse una persona pericolosa o peggio ancora
Se rimane discutibile, o meglio, condannabile, la modalità con cui il figlio è stato prelevato da scuola, è pur vero che l’opposizione dei parenti materni, presenti quando non dovevano assolutamente esserci, ha creato una situazione di grave disagio nel bambino che, senza dubbio, in loro assenza forse avrebbe opposto minore resistenza.
Altrettanto discutibile è la presenza del padre a questa delicata operazione, in quanto il figlio, alla sua vista, sicuramente ha aumentato la reticenza ad andare con le persone deputate al suo prelevamento.
Questo padre, che si è sentito chiamare con tutti gli appellativi possibili e che è stato accusato di fare più l’avvocato che il padre, è in realtà “solo” uno dei tanti padri che, a dispetto delle sentenze a loro favorevoli, non riescono a vedere i loro figli, i quali diventano veri e propri ostaggi di madri accecate da desiderio di vendetta o di chissà cos’altro nei confronti dell’ex coniuge, che troppo spesso dimenticano essere anche il padre dei loro figli e che non disdegnano di deprezzare e di demolire agli occhi di questi, pur consapevoli del danno che procurano loro.
Ovviamente l’alienazione non avviene solo da parte materna, ma il diffusissimo, quasi esclusivo collocamento presso le madri fa sì che siano queste ultime ad indurre il rifiuto paterno nei figli.
Chissà quanti Leonardo vi sono, che non hanno avuto lo stesso clamore mediatico, ma che hanno subito e subiscono lo stesso maltrattamento; l’abuso al quale è stato sottoposto Leonardo non è solo la modalità con cui è stato portato via, ma è soprattutto l’ignobile separazione dal padre alla quale è stato sottoposto dalla madre, una madre dalla quale deve essere necessariamente allontanato per poter recuperare un rapporto con un padre diventato per lui una sorta di nemico. Ecco perché la necessità di farlo vivere in un ambiente “neutro”, scevro da condizionamenti; è questa la condizione indispensabile perché possa, gradualmente, recuperare la fiducia nel padre ed amarlo di nuovo come sicuramente lo amava un tempo.
La soluzione della casa-famiglia, tanto criticata è, purtroppo, l’unica possibile: Leonardo non può stare con la madre perché continuerebbe ad indurre in lui il rifiuto del padre, ma non è ancora pronto a vivere col padre che per lui ora è un estraneo o, peggio ancora, un nemico.
Tuttavia, fino a quando chi è deputato ad informare permette che ciascuno dia il proprio parere senza conoscere davvero la realtà delle cose e sputi sentenze affidandosi solo alle proprie sensazioni ed alle proprie convinzioni, le persone continueranno a ritenere quel padre un orco che ha brutalmente allontanato il figlio dalla madre, quando, paradossalmente, è proprio lui ad essere stato a lungo impossibilitato ad avere alcun rapporto col figlio.
Il nostro sistema minorile, purtroppo, non salvaguarda adeguatamente i minori; troppa improvvisazione, spesso troppa incompetenza e troppa disinformazione anche da parte di chi opera quotidianamente con queste delicatissime problematiche fanno sì che molto spesso i minori siano vittime, prima di tutto di genitori egocentrici, quando non psicologicamente instabili; di operatori sociali che troppo spesso, anziché tutelarli, prendono provvedimenti lesivi nei loro confronti; di avvocati protesi esclusivamente a vincere le cause; di consulenti non sempre specializzati nella materia e che si improvvisano esperti procurando danni difficili poi da sanare.
Tutto questo, purtroppo, continua ad accadere a dispetto della tutela dei minori, di cui tutti siamo abili a riempirci la bocca, ed a dispetto del loro diritto a vivere serenamente, nonostante le guerre degli adulti ed il loro desiderio di potere.
GLORIA MONTI
Psicoterapeuta, esperta in psicologia giuridica e forense