L’alienazione parentale oltre le definizioni

Come se, solo attraverso le denominazioni, la realtà assumesse dei connotati definiti ed incontestabili.

Quello che è certo, invece, è che, oltre le definizioni, il fenomeno esiste, anche se l’alienazione non è stata catalogata come sindromenel DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), che l’ha, tuttavia, annoverata fra i disturbi relazionali, quindi fra i problemi che coinvolgono più soggetti e che sono dovuti, spesso, a disagi di uno o più degli attori in gioco.

Non l’ha, quindi, eliminata, ma inserita in un’altra categoria; è per questo meno grave, o addirittura non rilevabile, quindi nemmeno da prendere in considerazione, nonostante sia foriera di future patologie?

Quello che è osservabile da coloro che quotidianamente si occupano di separazioni conflittuali è che, quando un figlio viene “indotto” da un genitore a rifiutare immotivatamente l’altro genitore, fino ad odiarlo e ad estrometterlo dalla sua vita, inizia una pericolosa china, che può sfociare in una patologia, fino ad un disturbo della personalità e, nei casi più gravi, alla psicosi. Avrà come sintomi principali l’incapacità di intessere relazioni affettive importanti, per mancanza di empatia e di capacità di contatto emotivo; la perdita di autostima; la mancanza di fiducia in sè e negli altri; la difficoltà di gestire qualsiasi altro tipo di separazione, in seguito al trauma connesso con la “perdita” di un genitore, del quale lui stesso, suo malgrado, è responsabile in prima persona, con immaginabili conseguenti sensi di colpa. Solo per elencarne alcuni.

La realtà, al di là delle definizioni, è che l’alienazione di un figlio da un genitore è qualcosa di terribile e devastante per la mente di un minore ed è una tristissima realtà che non si può ignorare nascondendosi dietro le parole e le terminologie.

L’alienazione parentale è molto di più e di più complesso ed impalpabile di un “semplice” condizionamento; è una sorta di“programmazione” che il genitore alienante esercita sul figlio contro l’altro genitore e che determina una vera e propria modificazione dei meccanismi cognitivi dei figli, i quali fanno proprie le convinzioni distorte del genitore alienante e sviluppano un’assoluta avversione, del tutto immotivata, ma altrettanto totale ed inattaccabile, nei confronti del genitore alienato.

L’alienazione parentale è piuttosto chiaramente “diagnosticabile” perché è caratterizzata da una costellazione di “sintomi” (o meglio, “segnali”, visto che non si vuole parlare di sindrome) che, a seconda del fatto che siano tutti presenti o meno, ne determinano la gravità.

Il fenomeno viene studiato, sia attraverso l’analisi delle parole e del comportamento dei minori, sia tramite l’indagine di personalità dei genitori, sia considerando le dinamiche relazionali intrafamiliari.

E’ un lavoro complesso, che gli esperti in materia sono tenuti a fare con competenza per individuare se il rifiuto di un figlio per un genitore, a dispetto delle denominazioni e delle etichette, configuri o meno un’alienazione parentale, che rappresenta una forma divero e proprio maltrattamento agito da un genitore sul figlio e che, anche se sindrome non fosse, è sicuramente una grave disfunzione relazionale che qualche sindrome o disturbo provocherà.

Nonostante, quindi, l’alienazione sia un fenomeno clinicamente rilevabile e che sia alquanto diversa dal condizionamento al quale più o meno tutti i figli “contesi” sono sottoposti da uno dei due genitori, c’è chi ancora la sconfessa.

Purtroppo, nell’illuminata Romagna, alcuni consiglieri SEL, negandone l’esistenza, vogliono impegnare la Giunta ad attivarsi affinchè la alienazione non sia inserita all’interno del nostro Ordinamento e ne venga bloccato qualsiasi utilizzo.

Questi consiglieri, innanzi tutto affermano erroneamente che non sia inserita all’interno del manuale dei disturbi mentali (DSM-5), in quanto, come detto, rientra invece nell’asse IV fra i disturbi relazionali, inoltre si rifanno ai “pareri sfavorevoli della comunità scientifica internazionale”, omettendo, quindi, che la comunità scientifica italiana ha, invece, ampiamente riconosciuto l’esistenza dell’alienazione come grave fattore di rischio per lo sviluppo psicofisico dei minori che ne sono vittime.

Nell’aprile 2013 la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) ha assunto una posizione ufficiale sulla questione pubblicando un comunicato, che così recita: “lacomunità scientifica è concorde nel ritenere che l’alienazione di un genitore non rappresenti di per sé un disturbo individuale a carico del figlio, ma piuttosto un grave fattore di rischio evolutivo per lo sviluppo psicoaffettivo del minore stesso”; nello stesso anno, è stato emesso il “documento psicoforense sugli ostacoli al diritto alla bigenitorialità e sul loro superamento”. Esiste, inoltre, una vasta letteratura, nazionale ed internazionale, che conferma la scientificità del fenomeno della Parental Alienation, che è riconosciuta anche come causa di maltrattamento psicologico dalle Linee Guida in tema di abuso sui minori della SINPIA (2007).

Le posizioni della Comunità scientifica sono chiare ed inequivocabili e, fortunatamente, ad esse si rifanno quei decreti che, in virtù proprio della sussistenza della Alienazione Parentale, affidano i figli al genitore alienato, ritenendo l’altro responsabile della distruzione di quel genitore agli occhi della prole.

Per citarne uno molto recente, la Corte di Appello di Catanzaro, con un decreto del 18 dicembre 2015, ha disposto l’affidamento esclusivo dei figli minori al padre, facendo perdere l’affidamento condiviso alla madre, ritenuta responsabile, in seguito alla valutazione tecnica di un CTU, di aver demolito la figura paterna agli occhi dei figli.

Quello che si deve evitare è, senza dubbio, una strumentalizzazione del fenomeno, ma è pericoloso dubitare della sua esistenza, che va accuratamente appurata da professionisti competenti in materia e capaci di fare diagnosi differenziali, sia di tipo clinico che relazionale.

Pertanto, sarebbe auspicabile che, proprio attenendosi a quanto divulgato dalla Comunità Scientifica, il fenomeno “Alienazione Parentale” fosse unanimemente riconosciuto come tale, al di là delle definizioni, e che si facesse una seria opera di prevenzione e divera e non solo millantata tutela dei minori, spesso ostaggi di genitori (sia padri che madri, si intende) che li strumentalizzano per alimentare le loro infinite reciproche rivendicazioni.