Psicoterapia per attacchi di panico

I sintomi somatici dell’attacco di panico sono: dolore al torace; senso di soffocamento, respiro affannoso; palpitazioni, tachicardia; vertigini, sudori o vampate; tremori, formicolio, nausea, diarrea; senso di svenimento o perdita di equilibrio.

I sintomi psichici dell’attacco di panico sono: paura di perdere il controllo, di impazzire, di morire; senso di irrealtà, sensazione di estraneità e di distacco da se stessi.

 

La radice etimologica di panico deriva dalla mitologia greca, da Pan, il dio caprino, signore delle selve, che diffondeva il panico negli eserciti ed induceva i soldati alla fuga.

L’attacco di panico, infatti, ci coglie di sorpresa ed invade il nostro corpo e la nostra mente in maniera incontrollabile; si tratta di una vera e propria tempesta emotiva che esplode senza un motivo apparente, come un fulmine a ciel sereno, un timore assoluto e totale.

Gli attacchi durano alcuni minuti, che paiono infiniti per l’angoscia che procurano.

E dopo resta la paura che tutto possa ripetersi. Le crisi tendono, infatti, ad essere ricorrenti, per cui quasi sempre i pazienti sviluppano un’ansia anticipatoria rispetto a quando, dove e come si verificherà l’attacco successivo, entrando così in una dimensione di paura costante nell’attesa che ricapiti. Ciò provoca reazioni di evitamento, nel senso che vengono evitati i luoghi, le situazioni, le persone associati all’insorgenza degli attacchi (evitamento fobico), tanto che accade che chi soffre di questa patologia si rinchiuda nelle mura domestiche per sentirsi al riparo da tutto ciò che può rappresentare motivo di attacco. In questo modo, la vita di queste persone viene sempre più compromessa.

 

LA VIA BIOLOGICA

Da un punto vista strettamente fisiologico, l’attacco di panico è un problema cerebrale dovuto ad un’ipersensibilità all’anidride carbonica di certe aree cerebrali, che fa scattare a vuoto il sistema interno di “allarme da soffocamento”. Le aree cerebrali interessate non sono le aree corticali, ma le aree “basse”, tra queste il locus coeruleus , che trasmette i segnali viscerali nel sistema limbico. Questi sistemi si allarme sono quindi filogeneticamente molto antichi.

Questa ipersensibilità all’anidride carbonica è di tipo ereditario e costituisce una vulnerabilità genetica che può predisporre agliattacchi di panico.

 

LA VIA PSICOLOGICA

Il panico sopraggiunge quando l’ansia e la paura, che sono meccanismi fisiologici di difesa, perdono il “senso della misura”, per cui cessano di proteggerci e diventano patologici.

Ciò accade quando cominciano a scattare indipendentemente dalle situazioni, in modo cieco ed irrazionale, spesso con un’intensità sproporzionata rispetto al contesto.

Dalla paura all’ansia, fino all’angoscia ed al panico: queste sono le tappe di un percorso che, dalla normalità, può portare alla patologia.

 

IL SIGNIFICATO SIMBOLICO

Il panico ci dice che stiamo viaggiando “contromano”, contro il cammino della nostra esistenza.

Estranei a noi stessi, siamo convinti di essere padroni della nostra vita, delle nostre emozioni, mentre siamo fragili, bisognosi di rassicurazioni e di lasciarci andare ad esprimere le nostre insicurezze. Ma fare questo significherebbe mostrarsi deboli, perciò cerchiamo di apparire esattamente il contrario: tutti d’un pezzo, sempre efficienti, senza un cedimento.

Ma, in realtà, siamo solo dei giganti d’argilla, pronti a sfaldarci quando non riusciamo più a recitare una parte che ci costa troppa fatica e che non ci appartiene.

Non è il panico da eliminare, bensì il personaggio fasullo che recitiamo e che non ci corrisponde.

L’attacco di panico è il segnale forte che ci arriva a dirci, anzi ad urlarci, che è venuto il momento di dire basta ad un atteggiamento che va contro la nostra autenticità.

Si tratta di una vera e propria ribellione contro l’esistenza che stiamo conducendo, una ribellione che ci costringe a rivedere quelle scelte di vita e quei modi di essere che travolgono e soffocano i nostri desideri più intimi.

Ecco perché l’attacco di panico non va “imbavagliato”, sedato, annullato, bensì va ascoltato, per capirne il senso, il segnale forte che ci sta inviando, quello di comprendere davvero quello che siamo e che desideriamo e quanto il nostro percorso di vita ci stia allontanando da noi stessi

In sostanza, da un punto di vista simbolico, potremmo leggere la sensazione di mancanza d’aria come la tendenza a soffocare la nostra “vera natura”; l’attacco di panico ci segnala che non stiamo percorrendo i binari della nostra natura più autentica.

 

CHI NE SOFFRE MAGGIORMENTE

Le donne soffrono di più di attacchi di panico perché. nella donna il conflitto tra vocazioni interiori e realizzazione personale è fonte di crisi; inoltre le donne sono più sensibili alle emozioni e sono più in grado degli uomini di prenderne contatto.

Nell’uomo, invece, il sacrificio della propria autenticità in favore di obiettivi quali il prestigio, le apparenze, il denaro avviene più spesso senza ripercussioni psicologiche. Ciò non significa che gli uomini ne siano immuni, ma solo che la loro natura e il loro ruolo sociale li rendono meno esposti delle donne a questo tipo di patologia.

Nei bambini, nei quali spesso insorge il panico da scuola, spesso il substrato è l’ansia da separazione.

 

COME SI CURA

Attraverso la psicoterapia, il paziente impara a riconoscere i propri veri ed autentici desideri ed inclinazioni, spesso soffocati da una famiglia con regole troppo rigide, da un rapporto di coppia castrante, da un lavoro che opprime.

Sicuramente è un percorso accidentato e tortuoso, ma che permette alla persona di recuperare la propria autenticità non più repressa in nome del dovere o delle aspettative altrui.

 

La psicoterapia può essere sia individuale che familiare, laddove si ravvisi, da parte del terapeuta, la necessità di un coinvolgimento degli altri componenti la famiglia, quando, ad esempio, la genesi dell’attacco di panico è prevalentemente relazionale (come in un disagio di coppia) o quando chi presenta il problema è un bambino, per cui è opportuno che anche i genitori si interroghino sulla qualità del loro rapporto col figlio.

 

All’interno di un percorso psicoterapeutico, sia individuale che familiare, è possibile utilizzare l’E.M.D.R. che, in quanto tecnica d’elezione nell’elaborazione dei traumi, permette al paziente di affrontare le origini delle sue conflittualità, permettendogli di modificare l’immagine di sé e di accettarla, sostituendo la vecchia percezione negativa e fallimentare con una positiva e libera da condizionamenti limitanti.

 

Sempre all’interno di una psicoterapia, si possono utilizzare efficacemente esercizi di rilassamento volti, oltre che a ristabilire una unità mente-corpo sana ed equilibrata (dopo lo sconvolgimento avvenuto con l’attacco di panico che destabilizza totalmente l’unità psicofisica), anche, attraverso contenuti simbolici, ad integrare le parti in conflitto.

 

Quando gli attacchi panico sono particolarmente invalidanti, tali per cui non è possibile, da parte del paziente, intraprendere una psicoterapia, è indispensabile la terapia farmacologica: ansiolitica, per sedare attacchi di panico acuti, antidepressiva, quando il panico si accompagna ad una componente depressiva.

Tuttavia, l’abbinamento con una psicoterapia è sempre vincente, perché solo attraverso la psicoterapia il paziente può decodificare il significato dei suoi attacchi di panico e sconfiggerli.

La sola terapia farmacologica, volta semplicemente ad una sedazione dei sintomi non permette quel lavoro di indagine interiore che può “stanare” le vere motivazioni che alimentano gli attacchi di panico.