Dall’ansia al panico

L’emozione ANSIA è sperimentata dunque come fenomeno del tutto naturale in molteplici situazioni di vita.
Il suo significato profondo è quello di campanello d’allarme che segnala che qualcosa non va, che tende a limitarci e ad evidenziare la nostra vulnerabilità.
L’ansia ha, quindi, l’importante funzione psicobiologia di elevare il nostro livello di vigilanza, di stimolare comportamenti adattivi in risposta alle situazioni ambientali, interpersonali, intrapsichiche che la attivano o la provocano.

QUANDO DIVENTA PANICO
A volte le reazioni di tipo difensivo che ci proteggono dalla paura non hanno il tempo di strutturarsi perché un evento traumatico si presenta all’improvviso.
Tale reazione al pericolo inaspettato, se è particolarmente elevata, assume le caratteristiche del panico che, da semplice attacco, può evolvere verso il “disturbo da attacco di panico” (DAP).

COME DEFINIRE L’ATTACCO DI PANICO
Si può dire che l’attacco di panico è un attacco di ansia intollerabile che si manifesta in genere in condizioni di pieno benessere e che, in pochi minuti, raggiunge l’acme.
E’ in genere accompagnato da sentimenti di apprensione, di paura/terrore, di catastrofe imminente.
E’ sempre associato a fenomeni neurovegetativi spiccati accompagnati da possibili esperienze di depersonalizzazione/de realizzazione.
La durata è variabile (da alcuni minuti a qualche ora), con remissione graduale.
Il panico è avvertito come un aggressore subdolo che può colpire da un momento all’altro, per cui la paura che un altro attacco possa manifestarsi provoca una preoccupazione eccessiva che può determinare un’ansia anticipatoria che può sfociare in uno stato di angoscia permanente.

I SINTOMI CHE LO RIVELANO
I sintomi che configurano un attacco di panico sono i seguenti:

  • Palpitazioni o aumento della frequenza cardiaca
  • Sudorazione
  • Tremori o movimenti oscillatori
  • Respiro affannoso o dispnea
  • Sensazione di soffocamento
  • Dolori o fastidio al petto
  • Nausea o dolori addominali
  • Vertigini, instabilità, capogiri o svenimenti
  • Senso di irrealtà o di estraniazione rispetto a se stessi(de realizzazione)
  • Paura di perdere il controllo o di impazzire
  • Paura di morire
  • Sensazioni di intorpidimento o di formicolio (parestesie)
  • Brividi di freddo o vampate di calore

Si può parlare di attacco di panico se almeno quattro dei sintomi si presentano improvvisamente e raggiungono la massima intensità entro 10 minuti.

Nel DAP può essere presente anche l’agorafobia, ossia la paura di trovarsi in luoghi o situazioni da cui sia difficile o imbarazzante chiedere aiuto o scappare nel caso si presentino i sintomi di un attacco, con la conseguenza che chi soffre di attacchi di panico tende progressivamente ad evitare moltissime situazioni o necessita della costante presenza di un “accompagnatore”.

Gli attacchi di panico possono essere affrontati con successo attraverso una psicoterapia (nei casi più gravi associata ad una farmacoterapia) ed attraverso l’utilizzo della tecnica dell’EMDR, che si può considerare la tecnica di elezione, in quanto va a rimuovere il trauma che sottosta all’insorgenza del DAP.

In un’ottica psicosomatica, occorre sempre comprendere il significato di quello che sta accadendo, il messaggio che il panico ci lancia, ad esempio, quello di gridare la propria ribellione a scelte di vita che reprimono e soffocano i nostri desideri più intimi.
Chi prova il panico teme di impazzire, di perdere la ragione, di smarrire se stesso.
Ma quell’angoscia può essere l’urlo del nostro Sé più intimo, che sta cercando disperatamente di ritrovarsi.
E’ questa la strada da percorrere in psicoterapia, attraverso qualsiasi impostazione teorica o qualsiasi tecnica la si intraprenda.